L’ULTIMO LAVORO DEL GIORNALISTA ARCANGELO BADOLATI È UNA ESPLORAZIONE A LARGO RAGGIO DELLE DINAMICHE MAFIOSE
È una storia che mette insieme tante altre storie. Un intruglio mefitico che emana miasmi dai racconti di sangue, di violenza, di affari e malaffari. Sono trame nere, trame di una ’ndrangheta sempre più ricca e sempre più padrona del mondo. La biografia di una mafia che si è globalizzata diventando l’organizzazione criminale più potente del mondo occidentale. Un potere che viene svelato da “Santisti & ’ndrine – narcos, massoni deviati e killer a contratto”, il libro-inchiesta del giornalista Arcangelo Badolati, edito dalla Pellegrini di Cosenza (350 pagine), un volume che squarcia il velo del tempio del male. Dentro ci sono i retroscena di questa grande ricchezza che fiorisce in mezzo a quei capitali immensi, nascosti dietro conti cifrati, che vengono spostati con un pc. Fiumi di quattrini e patti inconfessabili con investimenti nelle regioni più ricche del Nord, in Europa, Nordamerica e Australia. Il nuovo mondo dove i boss hanno riprodotto fedelmente i loro sistemi di potere. Badolati, che coordina l’Osservatorio nazionale sui fenomeni mafiosi “Falcone-Borsellino”, accende per la prima volta i riflettori sulle inconfessabili infiltrazioni dei padrini della ’ndrangheta nelle logge massoniche deviate, ripercorrendo la rivoluzione del mondo criminale attraverso patrimoni accumulati lucrando sui traffici di scorie tossiche e radioattive nel Mediterraneo e nel Corno d’Africa, una terra trasformata in una miniera d’oro. “Santisti & ’ndrine – narcos, massoni deviati e killer a contratto” esplora i retroscena dei principali misteri italiani come il giallo della morte del generale Enrico Mino, comandante dell’Arma, deceduto in circostanze sospette in Calabria nel 1977, o gli enigmi che si sono lasciati alle spalle le uccisioni avvenute in Somalia di medici, militari, sacerdoti, giornalisti e volontari che s’erano interessati del traffico di rifiuti.
Arcangelo Badolati si inoltra pure nella fitta e inesplorata vicenda della ’ndrangheta stragista responsabile prima dell’attentato compiuto contro il treno “Freccia del Sole” a Gioia Tauro e, poi, degli attentati compiuti tra il 1993 e il 1994 contro i carabinieri a Reggio e Scilla. E ancora pagine e pagine per rischiarare inchieste e retroscena. Ritmi sostenuti per dirci dei rapporti tra i calabresi e i corleonesi di Totò Riina, o per confessarci dei patti con i fratelli Graviano. Quindi, ecco l’intero contenuto di una riunione riservata tenutasi a Nicotera nel 1992 per approvare la politica stragista di Cosa Nostra con gli attentati a Milano, Firenze e Roma. Particolarmente interessanti sono i capitoli che l’autore dedica ai “don” calabresi più celebri. Un titolo che certifica la nobiltà mafiosa di gente come Santo Scidone di Palmi, Mico Tripodo di Sambatello, Antonio Macrì di Siderno e Girolamo Piromalli di Gioia Tauro. Interessante e ricca di spunti e rivelazioni sensazionali la parte del volume dedicata ai “don” calabresi affermatisi Oltreoceano: Frank Yale, Frank Costello, Albert Anastasia, Peter Callipari, Joe Musolino, Rocco Perri, Jim Colosimi, Vic Cotroni, Paul Violi, Domenico Italiano.
Ma la ’ndrangheta ha impalcato le sue fortune soprattutto sulla droga. E Badolati ci narra le storie di narcos calabresi come Roberto Pannunzi, Nicola Assisi, Pasquale Marando e Domenico Trimboli. Grande spazio anche ai rapporti con i signori della coca sudamericani da Pablo Escobar Gaviria a Joaquin el Chapo Guzman fino a Salvatore Mancuso.
L’analisi di Badolati si sposta anche sulle infiltrazioni in Germania e, soprattutto, in Slovacchia con una straordinaria ricostruzione dei retroscena dell’omicidio del giornalista di Bratislava Jan Kuciak assassinato insieme alla fidanzata mentre lavorava ad una inchiesta sui rapporti tra il partito dell’ex premier Robert Fico ed i calabresi.
Il filo conduttore è il sangue. Sangue che affiora dalle azioni dei sicari a “contratto” dal calabro-napoletano Frank “the dasher” Abbandando di New York fino ad arrivare a Marco Gallo, ritenuto responsabile dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso a Lamezia Terme. Non un libro ma un’opera omnia.
Le donne
Alle donne è riservata la parte centrale del volume: dalle “ribelli” che hanno lasciato i clan accusando familiari e amici, alle coraggiose mamme-testimoni di giustizia come Rosaria Scarpulla e Peppina Mercuri. Poi le donne boss, capaci di gestire intere consorterie in sostituzione di mariti e fratelli finiti dietro le sbarre. Ma c’è pure la demolizione del mito delle origini della ’ndrangheta: lo scrittore dimostra che la Garduna spagnola – non è in effetti mai esistita ma si tratta in realtà dell’invenzione di una scrittrice tedesca, Irene de Suberwick.
Questa opera omnia è dedicata a Luigi Malafarina e Giuseppe Parrello, due maestri della cronaca vissuti nel secolo passato.
Il libro verrà presentato il 24 luglio a Cosenza, nella location di Villa Rendano, con gli interventi del procuratore aggiunto di Reggio, Giuseppe Lombardo, dell’inviato Rai, Riccardo Giacoia, del direttore di Ten, Attilio Sabato, e del vice direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Unical, Ercole Giap Parini.
L’11 agosto, invece, nella villa comunale di Palmi, interverranno il procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, l’inviato di Repubblica, Giuseppe Baldessarro, e i giornalisti de La C, Pietro Comito, e del Corriere della Calabria, Alessia Candito.