di Luigi Cristaldi
CASSANO – I soldi della Statale 106 nel tratto Roseto-Crotone, la costruzione dell’ospedale unico della Sibaritide e tutto l’indotto che questo andrà a generare, la nuova cittadella che nascerà per effetto della fusione Corigliano-Rossano, ma non solo. È questa montagna di soldi che arriverà nei prossimi mesi sulla Sibaritide a rivitalizzare l’interesse delle ‘ndrine locali che operano su tutta la zona. Basta far di conto per capire che nelle prossime settimane arriverà un fiume di denaro nell’area compresa tra Roseto e Crotone e in particolare nella Sibaritide. Per la Statale 106 jonica nel tratto Sibari-Roseto Capo Spulico verranno investiti circa un miliardo e quattrocento milioni di euro. Nonostante le polemiche in atto i lavori non sono ancora partiti non perché i cantieri siano bloccati ma per le lungaggini burocratiche. Il contraente generale, un consorzio composto da Impregilo e Astaldi, ha tempo fino al 16 marzo per consegnare il progetto esecutivo. L’Anas poi lo dovrà approvare entro l’11 novembre 2019 e solo allora ci sarà la consegna dei lavori e l’apertura dei cantieri. Ma sulla Statale 106 ci sono allocati anche altri settecentosettanta milioni di euro da spendere nel tratto Sibari-Crotone in particolare nel tratto fino a Corigliano-Rossano e nel Crotonese. Nella stessa zona sono in partenza anche altri due grossi e ricchi appalti. Quello dell’ospedale unico della Sibaritide, del valore di circa centocinquanta milioni di euro, senza contare l’indotto che questo genererà con la mensa, i parcheggi e gli altri servizi ad esso collegato. Vicino sorgerà anche la nuova cittadella con gli uffici del nuovo comune unico di Corigliano-Rossano, che conta quasi ottantamila abitanti, terzo della Calabria per dimensione e popolazione. Dopo le operazioni “Omnia”, “Santa Tecla”, “Timpone Rosso” condotte dalla Dda di Catanzaro l’interesse dei clan sulla zona sembrava essere sopito. A riaccendere i fari sul fiume di denaro che si riverserà sulla Sibaritide era stato in particolare l’omicidio di Leonardo Portoraro. Il presunto boss era stato ucciso mercoledì 6 giugno intorno alle 11,10 davanti al ristorante “Tentazioni”, l’attività gestita da una familiare. I due killer erano arrivati a bordo di Audi A3 rubata il 17 ottobre dello scorso anno a Rossano e avevano crivellato di colpi l’uomo originario di Cassano. Trentasei colpi di cui trentacinque andati a bersaglio, inferti con un kalashnikov e una pistola, hanno determinato la morte di quello che era considerato il ministro dei lavori pubblici della ‘ndrangheta della Calabria Jonica cosentina. Il 18 agosto, invece, era stato arrestato a Cassano il presunto boss degli zingari, Luigi Abbruzzese, pronto a fuggire in Germania. Nelle ultime settimane, invece, a Corigliano Rossano è stato ammazzato con tre colpi in testa e poi buttato in mare un altro presunto boss, Pietro Longobucco. Senza contare che le operazioni antimafia che hanno disarticolato anche le cosche del Cirotano, quelle da cui storicamente dipendono le ‘ndrine della Sibaritide, ha creato un vuoto di potere sull’area che sta, inevitabilmente, portando ad una serie di riallineamenti in tutta l’area con attentati, intimidazioni e resort dati fiamme solo per fare degli esempi. Una situazione, dunque, in continua evoluzione.
Focus
L’elenco degli introiti generati dalle attività imprenditoriali presenti nella Sibaritide comprende anche la gestione dei servizi ittici collegati al porto di Corigliano, i mercati agricoli delle Piane di Sibari e Cammarata e il circuito turistico dei lidi e locali della costa jonica. Senza dimenticare che un altro investimento importante riguarderà la riconversione dell’ex centrale Enel di Rossano. Numeri da capogiro che tradotti in moneta sonante restituiscono un totale di svariati miliardi di euro che fanno sempre più gola alla ‘ndrangheta calabrese.
Fonte: Gazzetta del Sud 30 gennaio 2019