Luigi Cristaldi
Corigliano Rossano
27 novembre – È morto il collaboratore di giustizia Vincenzo Curato. Le sue rivelazioni contribuirono a far sciogliere per infiltrazione mafiosa il comune di Corigliano Calabro nel 2011.
La dipartita risalirebbe a quasi un mese fa, precisamente lo scorso 31 ottobre. Il 43enne si trovava in una località segreta dove viveva ed era sottoposto allo speciale programma di protezione riservato ai pentiti di ‘ndrangheta da parte del Ministero dell’Interno. A confermare la notizia pare sia stato proprio il legale del collaboratore di giustizia, l’avvocato Stefania Steri del foro di Roma, il quale non ha però precisato la causa del decesso. Curato era coriglianese d’adozione ma a Corigliano era noto come “Vicienz ‘u cassanisi” per le sue origini. ‘U cassanisi aveva alle spalle un rosario di precedenti penali: droga in particolare. Ma quando nel 2007 aveva alzato il suo “tiro” criminale, attraverso una serie di rapine compiute in alcune banche del Nord Italia a capo della sua banda coriglianese, la giustizia l’aveva inchiodato. E il rischio di dover passare svariati anni al fresco della galera, che aveva già provato per alcuni brevi periodi di detenzione, l’aveva convinto a “saltare il fosso” che separa il bene dal male, la società civile dalla malavita organizzata, lo Stato dall’antistato. Vincenzo Curato s’era così dichiarato “pentito” del suo passato di delinquente e per questa ragione aveva deciso di “cantare” con l’attuale procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Vincenzo Luberto. Da allora collaborava con la giustizia ed era sottoposto all’apposito programma di protezione del Ministero dell’Interno. Collegato in videoconferenza, nell’ultimo decennio aveva testimoniato praticamente in tutti i maxiprocessi celebrati contro la ‘ndrangheta del comprensorio della Piana di Sibari.