Luigi Cristaldi – Cassano
Rallentano i lavori per la costruzione del cimitero a Sibari riutilizzando i terreni confiscati all’ex boss della Sibaritide Giuseppe Cirillo ma il progetto va avanti. L’Ente Sibarita è stato costretto ad ordinare lo sgombero dei terreni di contrada “Tre Ponti” nei terreni dell’ex “Azienda Avicola Calabrese” dopo che gli uomini della Polizia Locale hanno riferito di una occupazione abusiva degli stessi e della contestuale presenza di mandrie e greggi. Nella relazione firmata dall’architetto Anna Maria Aiello si accerta che «l’immobile è attualmente “abusivamente occupato” da (omissis) in qualità di “occupante del terreno e, per come dichiarato, custode e conduttore degli animali per conto (omissis). Rilevato che il (omissis) è in assenza di qualsiasi titolo per occupare e/o custodire animali su terreni di proprietà comunale in nome proprio, o per conto terzi, se ne ordina lo sgombero del complesso immobiliare».
La notizia era dello scorso mese di gennaio: l’amministrazione comunale – su impulso del sindaco Gianni Papasso – aveva emanato un atto di indirizzo politico destinato agli uffici con l’obiettivo di costruire un nuovo camposanto a Sibari revocando, allo stesso tempo, la delibera del settembre 2019, adottata dalla Commissione straordinaria, con la quale, invece, era stato approvato il progetto preliminare relativo al completamento del Cimitero comunale di Cassano Centro e la gestione dell’intero complesso da attuare per mezzo di un project financing così come presentato da un’Ati composta da imprese private.
Con il progetto di costruire il nuovo cimitero a Sibari continua, dunque, l’opera delle amministrazioni comunali che si sono succedute nel corso degli anni in materia di riutilizzo di tutti quei beni confiscati all’ex boss Giuseppe Cirillo – di origine salernitana amico del padrino di Reggio, Paolo De Stefano, e del capobastone di Cosenza, Franco Pino – che negli anni 80 del secolo scorso teneva sotto scacco l’intera Sibaritide. Cirillo esercitava il suo potere mafioso grazie ad un esercito di “picciotti”. L’amministrazione socialista, guidata dal senatore Salvatore Frasca (con Papasso assessore), scomparso pochi giorni fa, che governò la città per un lungo periodo a fine anni 90, destinò prima una struttura a Sibari e poi un’altra a contrada Caccianova ad una comunità di recupero che esiste ancora oggi (allora si chiamava Saman, ora è denominata “il Mandorlo).
La prima struttura venne riconvertita e ampliata e, negli anni in cui sindaco era l’avvocato Gianluca Gallo, attuale assessore regionale all’Agricoltura e Welfare, consegnata alla Guardia di Finanza dove oggi insiste e opera il Gruppo di Sibari. In quella stessa zona l’amministrazione Gallo e poi quella guidata da Papasso completarono il progetto di edilizia sociale denominato “contratto di quartiere” assegnando una palazzina a famiglie bisognose e altre due restano da destinare allo stesso uso. L’area di “Tre ponti” in contrada Fornara, una volta sistemato questo problema di occupazione abusiva, sarà destinato al cimitero. Resta da capire, invece, che fine faranno i capannoni che si trovano dietro l’attuale struttura che ospita “il Mandorlo” di cui ancora non sono chiare le vicende giudiziarie.
Fonte: Gazzetta del Sud