Un esempio di riutilizzo dei beni tolti alla ‘ndrangheta da esportare negli altri enti locali. Con l’acquisizione e la riqualificazione delle ultime due palazzine acquisite dai beni sottratti alla mafia si chiude quel cerchio inerente le opere acquisite dallo Stato e che erano nella disponibilità dell’ex capobastone della Sibaritide, Giuseppe Cirillo. Poche settimane fa, invece, era toccato ai terreni di contrada “Tre Ponti” dove sorgeva l’ex Azienda Avicola Calabrese essere destinati a diventare il nuovo cimitero a Sibari e per i quali l’amministrazione comunale cassanese, guidata dal sindaco Gianni Papasso, sta acquisendo le proposte di project financing per poi decidere il da farsi.
Poche settimane fa, invece, era toccato ai terreni di contrada “Tre Ponti” dove sorgeva l’ex “Azienda Avicola Calabrese essere destinati a diventare il nuovo cimitero a Sibari e per i quali l’amministrazione comunale cassanese, guidata dal sindaco Gianni Papasso, sta acquisendo le proposte di project financing per poi decidere il da farsi. Continua, dunque, l’opera delle amministrazioni comunali che si sono succedute nel corso degli anni in materia di riutilizzo di tutti quei beni confiscati all’ex boss Giuseppe Cirillo – di origine salernitana amico del padrino di Reggio, Paolo De Stefano, e del capobastone di Cosenza, Franco Pino – che negli anni 80 del secolo scorso teneva sotto scacco l’intera Sibaritide. L’amministrazione socialista, guidata dal senatore Salvatore Frasca (con Papasso assessore), scomparso alcuni mesi fa, che governò la città per un lungo periodo a fine anni 90, destinò prima una struttura a Sibari e poi un’altra a contrada Caccianova ad una comunità di recupero che esiste ancora oggi (allora si chiamava Saman, ora è denominata “il Mandorlo). La prima struttura venne riconvertita e ampliata e, negli anni in cui sindaco era l’avvocato Gianluca Gallo, attuale assessore regionale all’Agricoltura, consegnata alla Guardia di Finanza dove oggi insiste e opera il Gruppo di Sibari. In quella stessa zona l’amministrazione Gallo e poi quella guidata da Papasso completarono il progetto di edilizia sociale denominato “contratto di quartiere” assegnando una palazzina a famiglie bisognose e la situazione delle altre due, che rimanevano da destinare allo stesso uso, si è sbloccata martedì con l’arrivo dei primi soldi del Pnrr (2,6 milioni di euro per l’esattezza) che serviranno alla loro riqualificazione ai fini di edilizia sociale. Resta da capire, invece, che fine faranno i capannoni che si trovano dietro l’attuale struttura che ospita “il Mandorlo” di cui ancora non sono chiare le vicende giudiziarie.