La “fine dell’onore”: s’intitola così il libro di straordinario interesse firmato dal giornalista e scrittore calabro-canadese, Antonio Nicaso, e dal cronista nordamericano Peter Edwards, che racconta della guerra di mafia che ha insanguinato negli ultimi anni l’Ontario e il Quebec, Toronto e Montreal, nella quale combattono su sponde contrapposte i mafiosi siciliani e calabresi. Il volume, pubblicato in Italia da “Rai Eri” è stato d’ispirazione negli Usa e in Canada di una fiction di grande successo – “Bad Blood” – alla cui sceneggiatura ha lavorato lo stesso Nicaso. Nel testo, che ha il ritmo d’un avvincente romanzo, è raccontato l’avvento nella terra dei grandi laghi della “Sesta famiglia”, guidata da Nick e Vito Rizzuto, padre e figlio, che nel 1978, dopo aver assassinato il boss calabrese, Paolo Violi, diventano i “capi” della mafia canadese. Il loro sembra destinato ad essere un dominio incontrastato e tutto fila liscio sino all’arresto di Vic, ordinato nel 2004 dalle autorità americane. La forzata uscita di scena del “boss dei boss” facilita infatti l’apertura dell’offensiva di vecchi e nuovi nemici. Tra il 2006 e il 2012 il padrino vede cadere, uno dopo l’altro, i picciotti Domenico Macri e Sam Fasulo; il suo fedele guardaspalle Federico Del Peschio; il figlio primogenito Nick, il cognato Paolo Renda (marito della sorella); il “consigliori” Agostino Cuntrera ucciso con la guardia del corpo Liborio Sciascia; il vecchio padre, Nick, assassinato a 86 anni da un cecchino. Vic Rizzuto assiste impotente allo sterminio dei suoi amici e parenti da dietro le sbarre. Nella città più importante del Quebec, mentre il superboss è ancora in carcere, arriva pure Sal Montagna detto “Iron Worker”, “reggente” dei Bonanno ed espulso dagli States. I rapporti tra i Bonanno ed i Rizzuto sono incrinati da tempo, da quando cioè Joe Massino, capo della famiglia newyorchese e ora collaboratore di giustizia, ordinò l’omicidio di Gerlando Sciascia, trait d’union tra Montreal e New York. Da allora la “Sesta famiglia”, cui Sciascia era legatissimo, ha tagliato definitivamente i ponti con i vecchi alleati statunitensi.
Sal Montagna comprende che il gruppo Rizzuto è in difficoltà e per questo decide di sancire un’alleanza con un ex luogotenente della “Sesta famiglia”, Raynald Desjardin, il quale ha deciso di rendersi “autonomo” e conquistare la città. Desjardin, però, è un tipo poco malleabile e pericoloso, così Montagna tenta di farlo fuori. L’agguato fallisce e la mancata vittima reagisce ordinando la soppressione del “reggente” dei Bonanno. Il corpo di Sal Montagna viene ritrovato, crivellato dai proiettili, sul greto d’un fiume ghiacciato. Per il delitto vengono subito fermati dalla polizia federale del Canada il calabrese Vittorio Mirarchi e il napoletano Felice Racaniello. Entrambi, successivamente, ammetterano la paternità del delitto mettendo nei guai Desjardin.
Nel 2012, però, quando tutto sembra perduto, Vic Rizzuto ritorna in libertà. E organizza con freddezza la sua vendetta. Nel giro di un anno si registrano, infatti, una serie di morti violente. Vengono subito eliminati 3 uomini legati a Desjardin: il napoletano Joe Di Maulo, il pugliese Emilio Cordeleone e il calabrese Vincenzo Scuderi. Un altro “picciotto”, Tony Callocchia, viene ridotto in fin di vita mentre cena in un ristorante; altri 2, Giuseppe Colapelle e Gaetan Gosselin, sono massacrati senza pietà, mentre scompare per lupara bianca Giuseppe “Joe” Renda. Ma non è finita. In Sicilia, precisamente a Bagheria, vengono assassinati nel 2013 Juan Ramon Fernandez detto “Joe bravo”, per lungo tempo vicino a Vic Rizzuto, e il suo guardaspalle Fernandio Pimentel. “Joe bravo” aveva tradito Rizzuto passando con gli avversari e si era rifugiato nell’isola di Trinacria dopo la sua espulsione dal Canada. Infine, a tre anni esatti di distanza dalla morte del capostipite Nick Rizzuto, sotto i colpi dei killers davanti ad un ristorante italiano di Acapulco (Messico) cade il calabrese Moreno Gallo, che era stato un tempo in affari con la “Sesta famiglia” prendendone poi le distanze. La gerarchia sembra essere tornata quella di un tempo ma il destino ci mette, ancora una volta, lo zampino: Vic Rizzuto, infatti, ricoverato per gravi problemi cardiaci muore il 23 dicembre del 2013 nell’ospedale di Montreal. La sua scomparsa rimette tutto in gioco. E non solo a Montreal ma pure a Toronto, antico feudo dei calabresi di “mamma ’ndrangheta”, la partita è riaperta. Il 13 luglio del 2013 viene assassinato Salvatore “Sam” Calautti, 41 anni, originario della Locride e proprietario del ristorante italiano “Cinquelire”. L’uomo è vicino alla ’ndrangheta e cade sotto i colpi di un killer che gli spara alla testa mentre è a bordo di un’autovettura in corsa sulla Credistone Road. Insieme a lui, anche il suo vecchio socio James Tusek non ha scampo. Il quarantunenne era sospettato d’aver preso parte all’assassinio, a Montreal, di Nick Rizzuto jr. ed era stato inquisito perché sospettato d’aver ricoperto un ruolo anche nell’agguato costato la vita a Gaetano Penepinto, luogotenente a Toronto dei Rizzuto. Il 24 aprile del 2014, invece, nel parcheggio di una caffetteria viene ucciso a colpi di pistola Carmine Verduci, uomo di rispetto a tutto tondo e con forti legami con la terra d’origine. La morte di Verduci suona come un pericoloso campanello d’allarme. La vittima non è uno “qualsiasi”. Cinque anni prima dell’agguato, l’uomo era tornato in Calabria, a Siderno, per incontrarsi con Giuseppe Commiso, detto “U mastru”, capo dell’omonima cosca. Il “canadese” era andato a lamentarsi personalmente perché le ’ndrine calabresi non l’avevano chiamato per partecipare all’assemblea criminale indetta per assegnare le “cariche” ’ndranghetistiche provinciali. Verduci si duoleva inoltre dell’elezione di Domenico Oppedisano, anziano “uomo di rispetto” di Rosarno, al ruolo di “capo crimine”. Nicaso ed Edwards raccontano poi tutti i passi successivi che vedranno la ‘ndrangheta lentamente reimpossessarsi del Canada.